Il modello formativo della scuola e la sua evoluzione negli anni recenti
Il modello IPUE punta a fornire la conoscenza e la capacità, indispensabili per sapersi misurare in tutte quelle situazioni clinico-psicologiche che caratterizzano sia le forme comuni di sofferenza psichica – dai disturbi d’ansia al disturbo di panico, fobie, disturbi ansiosi-depressivi – sia forme maggiori quali: la Depressione maggiore, alcune forme di Disturbo bipolare stabilizzato, Disturbi psicotici in condizioni compensate, Disturbo ossessivo compulsivo, Disturbo borderline di personalità, Disturbi da dipendenza da sostanze e comportamentali, Disturbi psicosomatici, sia le Patologie Cronico Evolutive e il Fine Vita, Cure Palliative.
Luigi De Marchi mosse proprio da queste radici comuni, dalle quali ha ereditato la particolare concezione dell’uomo e della vita, che rivendica all’essere umano il diritto e la capacità di scelta.
L’Approccio Umanistico Esistenziale ha le sue radici teoriche ed epistemologiche riconducibili alla Fenomenologia e all’Esistenzialismo, fondamentali correnti filosofiche del ‘900, sviluppandone applicazioni nell’ambito della psicologia clinica e della psichiatria, nell’ambito della medicina generale e specialistica e delle professioni sanitarie. Alcuni autori significativi del movimento della Psicologia Umanistico-Esistenziale americana ed europea sono Carl Rogers, Otto Rank, Viktor Frankl, Ludwig Biswanger, Medard Boss, Karl Jaspers, Eugene Minkowski.
Lo sviluppo del modello
In questi ultimi anni il lavoro clinico dell’IPUE si è sviluppato e concentrato nel progetto di una visione terapeutica che unisce sia la dimensione empatica con la dimensione corporea (tensioni muscolari, viscerali e respiratorie come correlati della sofferenza emozionale psichica), sia la profondità e lo spessore della prospettiva umanistica esistenziale, con la capacità analitica e tecnica dell’approccio cognitivo (conoscenza di sé riguardo a schemi mentali, pensieri ed emozioni), riconoscendo il valore di fondere due bisogni e radici culturali contemporanee.
Questa apertura ha permesso di ampliare per lo psicoterapeuta le possibilità di intervento professionale e il suo utilizzo in contesti clinici diversi: dai tradizionali disturbi di area nevrotica d’ansia e depressivi della personalità, alle condizioni di crisi legate a fasi critiche di vita, situazioni psicologiche e psicopatologiche secondarie e gravi malattie mediche croniche, invalidanti o agli stessi disturbi psichiatrici maggiori, affianco delle terapie classiche.
Si tratta dunque di un nuovo modello multidimensionale, integrato e non dogmatico alla sofferenza umana e psichica e costantemente aperto ad arricchire la propria prospettiva teorica e clinica attraverso un confronto critico e di fertilizzazione con altri approcci psicoterapici, che interviene su 4 dimensioni fondamentali dell’esperienza umana:
In un clima di Relazione empatica, il paziente può:
- Riconoscere la capacità di gestire eventi emotivamente insostenibili tramite il linguaggio non verbale del terapeuta. (Accogliente).
- Esprimere ed elaborare i propri vissuti, l’ansia, l’angoscia, la demoralizzazione, la rabbia e il dolore, attraverso un percorso di confronto e lavoro nella specifica prospettiva umanistica – esistenziale;
- Aprire la possibilità di progettare un futuro , elaborando una visione e un progetto di sé in una nuova prospettiva aperta all’esperienza e agli obiettivi di vita;
- Confrontarsi con la realtà della perdita in riferimento ad altri possibili eventi di perdita del suo passato.
1. La dimensione empatica – relazionale:
quale caratteristica fondante l’esperienza umana
Per la costruzione dell’Alleanza Terapeutica è determinante lo sviluppo del lavoro terapeutico all’interno di un rapporto relazionale di EMPATIA DI ESISTENZA (M.Biondi i Pensieri Terapeutici, Alpes, 2015).
Essa definisce ulteriormente che i fatti della vita hanno non solo “un sentire”, ma che questo “sentire” si declina in intensità e pervasività a seconda del vissuto che la persona vive, della sua storia e unicità.
L’empatia di esistenza sottolinea la presenza di una “empatia specifica” per ogni persona sullo sfondo del percorso dell’esistenza e della fase di vita di ognuno, disegnando con il terapeuta una reciprocità di rapporto umano professionale tra persone. In questo senso viene definito il concetto di empatia esistenziale con cui si entra nella relazione e si crea un’alleanza fondata sia sui tradizionali aspetti tecnici e professionali di relazione (ad esempio, transfert, controtransfert, intersoggetività di rapporto con il clinico) ed estesi ad più ampia prospettiva dell’essere umano e della sua esistenza.
2. La dimensione corporea
Spesso si esprime sotto forma di tensioni, somatizzazioni, attivazione neurovegetativa, e dolenzie muscolari come frequente correlato della sofferenza emozionale e psichica.
Nelle sedute c’è un momento verbale e un momento corporeo. La finalità dell’esperienza corporea è di arrivare al recupero dei ricordi ed emozioni del passato, oltre ad una maggiore capacità di contatto con se stessi e con gli altri. Ogni esperienza corporea viene accompagnata da un dialogo che cerca di chiarire cosa è successo al paziente, che cosa ha provato, che cosa ha ricordato, desiderato o temuto, puntando come dato centrale al riconoscimento del suo vissuto e della espressione corporea. Tra le tecniche psicocorporee utilizziamo la Bioenergetica di A.Lowen e il massaggio bioenergetico, tecniche di visualizzazione guidata e diverse tecniche di rilassamento. Nonché l’EMDR per intervenire sui traumi.
Tecniche di rilassamento:
il rilassamento progressivo,
la risposta rilassante,
il biofeedback
Tali tecniche sono psicosomatiche nel più stretto senso del termine in quanto permettono di imparare a “sentire il corpo” e a recuperarne l’esperienza connettendola al vissuto psichico e a controllarlo, contribuendo al processo di auto-regolazione emozionale. Sono utilizzate nella terapia di pazienti con disturbi psichiatrici di natura ansiosa, in alcuni disturbi di natura psicosomatica (ad esempio nelle cefalee muscolo-tensive e in altri disturbi funzionali muscolari stress-correlati, nell’ipertensione lieve, nella riabilitazione da diverse patologie mediche, nelle insonnie, in vari disturbi funzionali gastrointestinali ed altre patologie stress-dipendenti frequenti nella pratica di medicina generale) non solo, anche in soggetti normali che si confrontano con l’ansia nello sport e nel mondo del lavoro.
Tali tecniche vengono inoltre applicate a problematiche di natura oncologica per ridurre stati e reazioni d’ansia, disturbi dell’addormentamento, per prevenire o ridurre effetti collaterali come la nausea anticipatoria da chemioterapia e come intervento aggiuntivo per il miglioramento della qualità di vita, nell’ansia pre-operatoria e antecedente procedure diagnostiche e terapeutiche invasive.
3. La dimensione esistenziale
Il termine esistenziale sta ad indicare non solo la disponibilità del terapeuta di affrontare tematiche esistenziali come il senso della vita, la morte, la sofferenza, la scelta, ma anche riconoscere che questi fatti di esistenza concorrono a deteminare nell’essere umano una “tensione esistenziale permanente” di cui gli eventi di perdita affettiva, morte, lutto e malattia ne rappresentano le espressioni apicali (Filastro, Finetti in “Conversazioni Esistenziali« in uscita Alpes 2014).
Accompagnare il paziente, in un clima di condivisione di una realtà comune, a comprendere che una delle possibilità per far fronte al dolore di un lutto o di una malattia invalidante è quella di cercare di trovare un Senso (V. Frankl “Alla ricerca di un significato della vita”U.Mursia Ed.1972) alla sofferenza provata attraverso l’apertura ad una ‘‘dimensione psichica orizzontale’’ che ci permetta di condividere la sofferenza provata, anche in relazione degli eventi dolorosi (o di perdita) del passato, nel clima di contatto empatico,di solidarietà e di creatività che lo spirito umanistico può assicurare.(L.De Marchi Lo Shock primario. Rai Eri Ed.2002).
4. La dimensione di trasformazione cognitiva esistenziale
Una fase centrale dell’intervento riguarda la dimensione di comprensione razionale, di riconoscimento del processo di attribuzione di significati alle proprie vicende e situazioni di vita, passate ed attuali. Esso viene più esteso rispetto al tradizionale e valido approccio cognitivo in quanto arricchisce ed integra specifici aspetti umanistici ed esistenziali, partendo dalla rilevanza sintomatica della sofferenza psicologica e psicopatologica, avvia processi di ristrutturazione ed integrazione in senso funzionale dei processi cognitivi all’interno delle modulazioni affettive del paziente, che consentano un recupero di senso e significatività esistenziale ed uno spostamento decisivo da un focus nevrotico alle proprie risorse e potenzialità. Il punto nodale finale dell’intervento è dunque il processo di trasformazione cognitiva esistenziale.
Gli obiettivi della trasformazione cognitiva esistenziale (TCE):
- Trovare un nuovo modo di essere funzionale alla realtà attuale e nel progetto di sè
- Focalizzazione del lavoro terapeutico sulla visione di sé e ricerca di senso
- Acquisizione di un nuovo stile di pensiero utile là dove è inutile una esplorazione profonda del passato.
Per quest’ambito specifico della TCE vengono utilizzate e insegnate tra l’altro le seguenti tecniche:
- L’ACT (acceptance and commitment therapy). S.C. Hayes.
- La RET (rational emotive therapy) Albert Ellis.
- Il gruppo umanistico esistenziale
- Mindfulness di Jon Kabat-Zinn
- MDR